Si tratta di un serpente di medio-grosse dimensioni, che raggiunge una lunghezza massima totale di circa 1,5 m. La colorazione dell’adulto, nelle nostre colline, è generalmente completamente nera (melanica), da cui il nome dialettale di Carbonasso. I piccoli invece possiedono, fino all’età di un anno una colorazione differente con la testa presenta strisce gialle e nere mentre il resto del corpo ha una tonalità grigio-bruna uniforme. E’ un serpente oviparo; la femmina depone da 5 a 15 uova che si schiudono tra agosto e settembre, dopo una incubazione di 6-8 settimane. Il maschio, durante l’accoppiamento, morde la femmina sulla nuca nell’intento di immobilizzarla, comportamento comune a molti serpenti. La sua dieta è variabile e può comprendere piccoli mammiferi, anfibi, uccelli e loro uova. Il biacco predilige poi, quando possibile, altri rettili, come lucertole e ramarri, non disdegnando neppure serpenti, vipere incluse. Molto agile nei movimenti e veloce (fino a 11 chilometri all’ora), ottimo arrampicatore e buon nuotatore. Dimostra di possedere un carattere molto fiero: se catturato non esita a mordere, procurando piccole ferite prive di conseguenze. Va ricordato infatti che il suo morso non è assolutamente velenoso, per cui ogni persecuzione nei suoi confronti risulta oltremodo esagerata, vista la sua inoffensività e l’importanza nel predare piccoli roditori.
Nelle nostre colline è il serpente più comune e diffuso, frequentando solitamente i versanti aridi, ricchi di cespugli e con presenza di muretti a secco, ma è inoltre presente nelle radure, nelle aree limitrofe ai boschi, nonché ai margini delle strade. Come per altri rettili, queste ultime costituiscono un grave problema per il Biacco, che, attratto dall’asfalto caldo, vi si ferma per riscaldarsi e finisce spesso investito dalle auto.
Testo di Bruno Golfieri
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