Descrizione
Si può parcheggiare al Maso, splendido complesso architettonico, negli ultimi tempi assediato dalle vigne. Si imbocca la strada sterrata (sentiero CAI) in direzione di Montecchio. Poco sotto la bella ristrutturazione del Masetto di Sopra, si prende la mulattiera verso nord. Fatto qualche metro si devia a sinistra salendo la rampa di accesso alla contrada. Fatta una breve visita al Masetto, si ritorna sui propri passi e si entra nel bosco aggirando una rete di tondini antimotocrossisti. Dopo qualche metro c’è una deviazione e si va decisamente a destra, seguendo la mulattiera selciata che rappresentava l’antica via di comunicazione tra Quinzano e Montecchio. Arrivati sul culmine del Monte Roccolo si può fare una sosta per cercare i resti del presunto complesso preistorico scoperto da Giovanni Solinas negli anni ’40 del secolo scorso e descritto nelle schede. Si sceglie quindi uno dei numerosi sentieri che scende a ovest, verso il versante di Negrar. In breve si arriva all’asfalto del bivio Spigamonte Montecchio: qui si attraversa subito la strada andando a sinistra verso la contrada Spigamonte, piegando subito a destra su per una traccia stretta che in breve ci porta sulla dorsale del Monte del Sarte. Si prosegue su questa traccia attraverso una prateria e passando, sulla propria destra, i resti di una spiga (da cui Spigamonte?), cioè, in dialetto locale, una spluga. La traccia si conclude nei pressi di una capezzagna, dove si piega a destra salendo in leggera salita fino ad arrivare alla contrada Monte del Sarte. Qui si intercetta un’altra capezzagna e si va a sinistra: superata l’ultima proprietà si può entrare nel prato alla propria destra e, seguendo la direzione della recinzione, si arriva alla croce che segna la cima del Monte del Sarte. Ammirato il panorama, si ritorna sui propri passi scendendo e giungendo nei pressi di un cancello dove finisce la stradina: qui si tiene la destra prendendo una traccia che, superato un prato, entra nel bosco all’angolo nord ovest. Adesso il sentiero scende nel bosco molto ripido giungendo infine nel Vajo del Siresol nei pressi di un trivio dove si prende a sinistra. Poco dopo si arriva ad un bivio in corrispondenza dei percorsi 7,4 del Comune di Negrar: giù a destra si andrebbe al Tramanal; il percorso proposto sale invece a sinistra. Si arriva nei pressi di un’abitazione e di altro bivio: qui si piega a destra fino ad intercettare, qualche metro dopo, uno sterrato dove si svolta a sinistra, in salita. Si è così nei pressi della contrada Pozza Stroa (stroo = buio, in dialetto) dove l’amenità del luogo è intaccata da recenti e future urbanizzazioni, in un processo di negrarizzazione di cui, ahinoi, non se ne vede la fine. La mulattiera sbocca sull’asfalto che ci conduce alla strada Quinzano Montecchio. Qui giunti, si percorre un breve tratto in discesa per poi piegare a sinistra, aggirando un cancello ed entrando in un sentiero, nel bosco. Passato un campo su cui sono stati lasciati tristemente morire dei ciliegi e dove si intuisce prontamente quale srà la prossima coltivazione, si arriva ad un bivio. Si prosegue a destra stando sulla linea di livello, oppure leggermente in salita. Si supera un impluvio, dove, a sinistra, si apre uno squarcio nel bosco e infine la vecchia mulattiera va a congiungersi con lo sterrato iniziale, poco sotto il Masetto di Sopra. Qui si gira a destra e in breve si arriva al Maso.
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Il sito, che abbiamo visitato domenica 3 aprile 2011 sul monte Roccolo, è descritto molto in dettaglio (con pianta a pag. 322) sul tomo:
Avesa 2 e la sua valle. La Consortia di Avesa.
In particolare si veda l’articolo , di Alberto Solinas:
La preistoria nella Valle di Avesa, da pag. 285 a pag.332
Il sito archeologico è imponente, molto complesso, mai scavato.
Cose davvero sorprendenti!
Gianni Righetti ha preso da anni tutte le misure delle varie opere, riportandole su accurati disegni.
Ora speriamo che L'università si occupi di approfondire lo studio di questo sito, perchè non si possono mandare a ramengo cose di questa importanza.
Sulle mappe del PAT di Negrar, cosa che chiunque può controllare entrando nel sito del Comune, non c'è alcun tipo di vicolo monumentale o archeologico. Il simbolo della Zona di Rinvenimento Archeologico è piazzata difronte alla corte del Maso, quasi un chilometro distante.
Tant'è che circa 200 m del sito è stata disboscata e spianata una valletta, senza alcuna autorizzazione da parte della Sovrintendenza.
Ora sia l'Università che la Sovrintendenza sono state informate di tutto e speriamo che anche il Comune di Negrar si renda conto della gravità del suo comportamento e vi metta rimedio.