Descrizione
Si parte dall’inizio della Val Borago, dove termina il sentiero europeo E5: si percorre un tratto di asfalto, alla nostra destra i rimasugli di vecchie cave, su in alto la grottona della Calzarega. Si arriva alla contrada Borago, dove si abbandona l’asfalto e si prosegue diritti per sterrato fino a che, in prossimità di una curva verso destra non diparte il sentiero che porta a Montecchio (2h). Lo si segue per tutta la lunghezza del Vajo Borago, camminando sul greto del progno passando varie formazioni di origine geologica. Giunti in prossimità di un’enorme camera, dopo 4 km circa si salgono, con attenzione, le tre rampe di scale sulla nostra sinistra. Si sale ancora, su gradoni fino a che non si intercetta una traccia che va verso sinistra (4,5 km). Si prende tale traccia, contrassegnata da un segno arancione fosforescente; a tratti molto pendente. Si sale, arrivando un po’ sotto il Romitorio (una costruzione posta a est del Masetto Basso) e intercettando un’altra traccia che diventa sempre più ampia. Si riesce a distinguere il Masetto Basso: si piega tutto a sinistra scendendo per un Vajetto, passando dei vecchi terrazzamenti. Nel fondo del Vajetto si tiene la destra e si sale il fianco nord est del Monte Tosato. Adesso il sentiero è ampio e alle successive biforcazioni si tiene sempre la sinistra, giungendo sulla dorsale del Monte Tosato, sul lato est. Qui si possono osservare le contrade poste sul versante orografico sinistro del Vajo Borago: da nord verso sud Costangrande, Canova, Scalucce, Monte Mezzano e la zona della Cola. Si scende adesso dal Monte Tosato per ampio sentiero passando a fianco di una piramide dell’Enel (5,4 km). Adesso si hanno due possibilità: o si guadagna la vicina strada asfaltata prendendo a sinistra e deviando ancora a sinistra in discesa in prossimità della segnaletica CAI, raggiungendo l’agriturismo Altobello. Oppure, prima dell’asfalto, si piega a destra nel bosco stando sotto un evidente uliveto per poi prendere uno stradello che lo solca e che conduce ad una sbarra (anche se qui è presente il cartello di divieto di transito). In breve si raggiunge l’agriturismo Altobello. Qui, in prossimità di un capitello, si prende l’ampio sterrato verso sud. Percorrendolo fino alla devizzione per la contrada Calzarega. Si segue poi il sentiero segnato CAI fino alla sua conclusione in via Monte Ongarine. Qui si piega tutto a sinistra, oltrepassando il ponte e giungendo al punto di partenza (9km 280 m dislivello).
Il percorso si svolge completamente all'interno del SIC IT3210012 Borago-Galina.
I CONFINI DEL SIC
Seguiamo la linea di confine del SIC IT3210012.
Si parte dal solco del vaio di Avesa, proprio a monte delle ultime case del paese, prima della trattoria Da Milio. Il confine del SIC corre lungo la via Monte Ongarine, scende lungo il vaio costeggiando l’abitato di Avesa fino a via Gazzo e di lì sale sulla collina e si affaccia sul paese di Quinzano. Segue il crinale verso il monte Crocetta e poi verso la sommità del Monte Ongarine. Passa sopra la Calzarega e sotto la villa Tre Tempi. All’altezza del maneggio Città di Verona prende la strada interna che sale in costa nel vaio di Quinzano (via volte Maso) e raggiunge la corte del Maso. Qui svolta a dx sulla stradina bianca che sale al Masetto Alto e poi segue il sentiero che dal Masetto Alto porta a Montecchio. Lambisce a sud il caseggiato di Montecchio e segue la strada provinciale che porta al bivio per Grezzana. Continua fino alle Case Vecchie e poco dopo, all’altezza dei Coatti, abbandona la strada provinciale 34/B e continua in quota passando a ovest del Rovero. Fiancheggia i Gaspari e prosegue sulla strada che porta a Ca’ Squaranti. Continua lungo via San Vincenzo e poi lungo via Bonuzzo Sant’Anna. Passa a lato delle torri 4 e 3 e piega a dx su via delle Maragnole. Raggiunge la via Monte Arzan e arriva al fondo del vaio da dove siamo partiti.
All’interno di questo territorio, che la Comunità europea ha messo sotto tutela dal 1992, in questi 20 anni ne sono successe di tutti i colori: villette abusive fatte passare per ricoveri attrezzi, sbancamenti di ettari di terreno per far posto a vigneti e oliveti, strade aperte con ruspe e mezzi meccanici, distruzione di ampi tratti dei crinali per far posto a costruzioni di vario tipo, chiusura di sentieri e recinzione di quasi tutte le proprietà con reti impenetrabili per gli animali, sentieri nei boschi trasformati in piste da trial e da motocross, manufatti storici e tabelle segnaletiche demoliti dai vandali.
Sembra che l’amministrazione comunale di Verona, sotto la cui giurisdizione ricade gran parte del SIC in questione, si sia completamente dimenticata dell’esistenza di una normativa specifica di tutela e della sua responsabilità di salvaguardare la naturalità e la biodiversità di almeno una piccola percentuale del territorio.
La completa acquiescenza delle autorità ad ogni genere di abuso ha convinto i nostri concittadini che ognuno è appunto padrone a casa sua e può quindi fare quello che gli pare, in barba a qualsiasi legge e normativa.
Peccato che di questo passo in pochi anni stiamo distruggendo tutto quello che è stato conservato per secoli dai nostri progenitori, certamente più saggi e lungimiranti di noi.
Per approfondimenti:
http://www.veramente.org/wp/?p=7025
http://www.veramente.org/wp/?p=6815
http://www.veramente.org/wp/?p=6791
http://www.veramente.org/wp/?p=6761
http://www.veramente.org/wp/?p=1204
http://www.veramente.org/wp/?p=881
http://www.veramente.org/wp/?p=495