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SIC DEL PROGNO BORAGO E DEL VAIO GALINA

I confini del Sito di Interesse Comunitario (SIC IT3210012) del Progno Borago e del Vaio Galina.

Seguiamo la linea di confine del SIC IT3210012.
Si parte dal solco del vaio di Avesa, proprio a monte delle ultime case del paese, prima della trattoria Da Milio. Il confine del SIC corre lungo la via Monte Ongarine, scende lungo il vaio costeggiando l’abitato di Avesa fino a via Gazzo e di lì sale sulla collina e si affaccia sul paese di Quinzano. Segue il crinale verso il monte Crocetta e poi verso la sommità del Monte Ongarine. Passa sopra la Calzarega e sotto la villa Tre Tempi. All’altezza del maneggio Città di Verona prende la strada interna che sale in costa nel vaio di Quinzano (via volte Maso) e raggiunge la corte del Maso. Qui svolta a dx sulla stradina bianca che sale al Masetto Alto e poi segue il sentiero che dal Masetto Alto porta a Montecchio. Lambisce a sud il caseggiato di Montecchio e segue la strada provinciale che porta al bivio per Grezzana. Continua fino alle Case Vecchie e poco dopo, all’altezza dei Coatti, abbandona la strada provinciale 34/B e continua in quota passando a ovest del Rovero. Fiancheggia i Gaspari e prosegue sulla strada che porta a Ca’ Squaranti. Continua lungo via San Vincenzo e poi lungo via Bonuzzo Sant’Anna. Passa a lato delle torri 4 e 3 e piega a dx su via delle Maragnole. Raggiunge la via Monte Arzan e arriva al fondo del vaio da dove siamo partiti.

All’interno di questo territorio, che la Comunità europea ha messo sotto tutela dal 2000, in questi 11 anni ne sono successe di tutti i colori: villette abusive fatte passare per ricoveri attrezzi, sbancamenti di ettari di terreno per far posto a vigneti e oliveti, strade aperte con ruspe e mezzi meccanici, distruzione di ampi tratti dei crinali per far posto a costruzioni di vario tipo, chiusura di sentieri e recinzione di quasi tutte le proprietà con reti impenetrabili per gli animali, sentieri nei boschi trasformati in piste da trial e da motocross, manufatti storici e tabelle segnaletiche demoliti dai vandali.

Sembra che l’amministrazione comunale di Verona, sotto la cui giurisdizione ricade gran parte del SIC in questione, si sia completamente dimenticata dell’esistenza di una normativa specifica di tutela e della sua responsabilità di salvaguardare la naturalità e la biodiversità di almeno una piccola percentuale del territorio.

La completa acquiescenza delle autorità ad ogni genere di abuso ha convinto i nostri concittadini che ognuno è appunto padrone a casa sua e può quindi fare quello che gli pare, in barba a qualsiasi legge e normativa.

Peccato che di questo passo in pochi anni stiamo distruggendo tutto quello che è stato conservato per secoli dai nostri progenitori, certamente più saggi e lungimiranti di noi.
 

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Paesaggi ricchi di storia e di interesse naturalistico si accompagnano ad una proposta enogastronomica e di accoglienza di primissima qualità.


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